AGONISMO E COVID19

Macchione traccaito
Questo “vairus”maledetto, tanto per pronunziarlo alla Di Maio, ci ha completamente spaesati, da un anno circa lottiamo alla disperata ricerca di un centro di gravità permanente, giacché tutti i nostri riferimenti, sui quali la civiltà occidentale fondava la sua sicumera, sono venuti a mancare l’uno dopo l’altro, così ci siamo scoperti improvvisamente fragili, deprivati del controllo sulla realtà nella quale siamo immersi, abbiamo cominciato a percepirci quali creature fallaci, incapaci di annichilire sul nascere questa men che microscopica forma di entità, non definibile neppure come essere vivente, ma capace di introdursi nelle nostre cellule, per nutrirsi, replicarsi e farci del male, molto male.
Talvolta mi è sembrato di vivere in un film di fantascienza, una sorta di “back from the future”, rispedito per direttissima nell’età di Galileo, quando scienza e fede consumarono il loro definitivo divorzio: “vogliamo certezze” protestano le moltitudini e con questa rivendicazione dimenticano che il metodo scientifico si fonda sui dubbi, la ricerca scientifica brancola nel buio dell’ignoto e con ciò dimenticano che è la fede la madre di tutte le "certezze assolute".
Un uomo di scienza sconfinata ebbe a dire che la summa delle sue conoscenze si condensava nella consapevolezza della sua sconfinata ignoranza. E Newton rilanciava affermando che, immerso nelle sue ricerche, si sentiva come un ragazzino in riva al mare che è felice quando trova un sasso ben levigato che può far spiattellare sulle onde, mentre si dispiega davanti ai suoi occhi il mistero oceanico della conoscenza.
E quelli dello sci? AGONISTICO è d’obbligo aggiungere prima di tutto. La nostra empatia di esseri umani è stata catturata dal dolore dei familiari delle vittime, dalle persone che soffrono la fame perché alla pandemia si è aggiunta una sorta di carestia economia, chiudono le fabbriche e gli esercizi commerciali, la gente perde il lavoro... Siamo stati apostrofati da un noto epidemiologo, forse in preda ad irresistibile coazione a rendersi mediaticamente visibile, il quale ha vibrato questa etica protesta via etere: “ci risiamo, come per la riapertura delle discoteche, qui si deve chiudere tutto e c’è gente che si lamenta di non poter andare a sciare”, con ciò autodenunciando alcuni equivoci di fondo annidati nella sua mente; primo che lo sci in sé, come autorevolmente sostenuto, in quanto attività sportiva all’aperto, non ha nulla in comune con la movida; secondo che lo sci agonistico e gli allenamenti non hanno niente in comune anche con il gioioso cazzeggio sugli sci,.
Ecco l’agenda dello sciatore agonista, di qualsiasi categoria (compresi i Master): 1) alberghi chiusi, seconde case inagibili, per essere in tempo con partenza dalla città, sveglia alle 5.00;  2) reazione fisica e rapidissima colazione; 3) altrettanto rapidissima vestizione; 4) pronto in macchina alle 5,50; 5) senza traffico e rispettando i limiti di velocità, si è alla base impianti di risalita alle 7,35; 6) infilati gli scarponi, prendi la telecabina portandoti a spalla pesante zaino e due paia di sci e ti fai 1/2 giri di riscaldamento; 7) alle 8,15 ricognizione del tracciato e via con un lavoro che se non hai alle spalle ore e ore di preparazione atletica “a secco”, non ti puoi neppure permettere di sognare di approcciare; 8) 10,30/11,00, breve pausa, bar e baite chiuse, ci si nutre con barrette e ci si idrata con acqua e sali minirali, per poi riprendere a girare nel tracciato fino a fine allenamento; 9) I ristoranti sono chiusi e quindi si pranza in macchina con panini portati da casa.
Terzo equivoco di fondo, lo sci non è solo un’attività sportiva, ma anche  turismo della montagna che muove miliardi di euro e genera quote significative di PIL, per cui da una parte risulta alquanto incomprensibile il divieto di praticare gli sport invernali, se dell’altra si parla di tenere aperti i centri commerciali, luoghi chiusi dove gli assembramenti sono d’obbligo; evidentemente le grandi entità sovranazionali, quelle sì beneficiarie di regimi fiscali di favore, elusioni legalizzate, hanno una forza di persuasione sulla politica ben maggiore di quella degli esercenti di impianti a fune.
Comunque sia, mamma F.I.S.I., di concerto col C.O.N.I., ha trovato la quadra, facendo almeno salve le aspettative degli agonisti. Va smentita l’ironica vulgata “del tana libera tutti”, i controlli, benvenuti, perché sennò si rischia la chiusura totale, sono rigidi e capillari. All’uscita del piazzale dell’Aremogna, sono stato fermato da una pattuglia di carabinieri, due, nel rispetto delle quote rosa, garbati, precisi, sono andati subito al sodo, controllo della convocazione, patente, libretto, controllo via Internet che non fossi tra quelli da restare in quarantena, una domanda per cogliermi in contraddizione: “Dunque lei è il Sig. Di Santo?”, “no il Sig. Di Santo è l’allenatore” e via; io, invece, che temendo proterve esibizioni di potere, mi ero portato dietro, in un funzionale marsupio, un intero dossier, composto da tessera F.I.S.I., visita medica con abilitazione alle gare veloci, certificato di iscrizione alle liste F.I.S., documentazione comprovante le mie partecipazioni a gare internazionali, iscrizione alla gara di coppa del Mondo in programma all’Abetone, convocazione di giovedì scorso e se fossi stato vaccinato,  mi sarei portato dietro anche il certificato di vaccinazione, sono rimasto basito quando l’appuntato, con fare gentile, non mi ha sanzionato, ma semplicemente ammonito di portare la convocazione con data esatta, avendo rilevato la data inesatta, ma dando credito alla mia dichiarazione di un improvvido disguido, corroborata dalla esibizione del whatsapp inviatomi proprio in mattinata dal mio Presidente.
Insomma, per una volta, mi sono sentito lo Stato vicino, non vessatore, ma controllore nell’interesse del cittadino. Qui c’è gente che, pur di uscire all’aria aperta, sta tentando costruirsi un passato di fasti sportivi volti ad aggirare la legge, quando, come si è visto nel mio caso, è molto più semplice rispettarla. “Sono stato in nazionale di sci alpino”, senti a destra uno squillo di tromba. ”Ho partecipato ad un stage con la nazionale” ne senti un altro a manca, entrambi gli annunci collocano l’evento in epoche talmente risalenti da non poter essere smentiti dagli astanti, ma fra gli astanti ci son io, che, ahimé, della storia sono stato testimone oculare e che taccio sol per non infierire sul millantatore di turno, mentre dal canto mio potrei millantare, ma solo millantare si badi, di aver avuto un flirt con Lidia Barbieri Sacconaghi, reginetta della nazionale di quei tempi immemorabili.
La memoria del passato sportivo gioca strani scherzi, i neuroni specchio, quelli che generano stimoli di identificazione con i modelli seduttivi, vanno a palla, l’identificazione con quello splendido Innerhofer, impeccabile medaglia d’oro in discesa, è alla portata di tutti, non al livello di tifoseria, ma proprio a livello di furto di identità. Per fortuna simili menzogne hanno le gambe corte, la precondizione per potersi allenare in pista è, sotto la responsabilità personale del Presidente del club affiliato alla F.I.S.I. e a firma dello stesso, la convocazione a data fissa, in orario fisso, in località determinata, con indicazione dell’allenatore federale, in possesso di certificato di aggiornamento federale (STF).
Certo, comportamenti truffaldini possono diffondersi in tempi di restrizioni da DPCM, quando, oltre alla sofferenza claustrofobica, ci si è messa pure l’ironia della sorte e si sa che nulla, più della sorte, può esistere di più beffardo: si ha idea da quando non c’è tanta neve ad inizio dicembre in Italia?
 
A Roccaraso c’è giusto giusto la neve che basta, dalla partenza della nuova telecabina della Pallottieri in su, tra l’altro si è verificata la congiuntura perfetta, neve, poi pioggia in basso, poi gelo e di nuovo un po’ di neve, sicché si è creato uno zoccolo duro che resiste ottimamente al taglio dei ripetuti passaggi.
Queste condizioni ottimali hanno attirato agonisti di tutte le età consentite con i rispettivi allenatori.
Soprattutto i Master sono accorsi numerosi, la sorpresa più interessante è venuta dai giovani Master, per iniziativa dei fratelli Romano, di Corrado Boffa ed altri coetanei che qualche anno fa si misuravano nelle gare F.I.S., si è creato un gruppo deciso a mettersi in gioco sotto la guida di Matteo Bellante, loro amico-avversario di quei tempi di gare; l’iniziativa è particolarmente interessante, perché preconizza il futuro per il movimento MasterMind, i cui ideatori cominciano ad essere un po’ troppo avanti per età; peraltro il neo gruppo ha aperto ai Master Master e quindi l’ipotesi di un avvicendamento generazionale, dopo un periodo di coesistenza, è quantomai probabile.
In queste giornate prenatalizie si sono visti in giro un po’ tutti, dai big, quali Andrea Ballabio, Cesare Veneziani, Gian Luca Di Cicco, Giorgio Ferri, Jacopo Koch, Cristiano Orlandi in veste di allenatore e, botta finale, la coppia di militanti in rappresentativa nazionale, il recovered Clemente Reale ed il non ancora del tutto recovered Gianfrissimo Puca; a ridosso loro, i rincalzi più che mai decisi a non perdere contatto, anzi a ridurre il gap dai primi nelle rispettive categorie, Valerio Romano, anche lui appartenente ai recovered ed infine l’atletico Massimo Ferraro.
Giravano tutti come satelliti in preda a stacanovismo sportivo, ad un tratto, come per magia, ecco l’epifania di Giuliani Geli, osannato dai presenti perché fresco di nonnità, era accompagnato dall’Aquilotto, sono gli umbro-marchinagini, venuti a dare un senso ecumunico all’evento. Giuliano, con malcelato orgoglio, esibiva un paio di Carpani, neo beneficiati di consacrazione in Coppa del Mondo, di misure impraticabili, naturalmente è stato bersagliato da fendenti battute sulla sua presunta incapacità a gestire simili attrezzi.
Al cospetto di tanto sesso forte, Paola Capuano non si è certo tirata indietro, per nulla intimorita dalle difficoltà di alcuni tracciati, grazie alle acquisizioni tecniche guadagnate in varie uscite estive ed autunnali; a lei, più che mai decisa a farsi valere, si è incollata, come francobollo a lettera, la sorridente Mara Beraha, una strana coppia, ma non mi si fraintenda però, perché l’osservazione è riferita solo a profonde differenze caratteriali; le due si sono rimorchiate, ancora una volta non mi si fraintenda, la coriacea Sabrina Donati, che dopo l’imbarazzante esordio dell’anno scorso, si è messa di buzzo buono al motto “non mi importa dove sono, ma dove voglio arrivare”. Alle tre Grazie, si è finalmente riagganciata la Vannucci,  sempre presentissima in palestra, tanto che il suo trainer mi ha sussurrato che le fa fare robe terribili per una donna, OPS...absit iniuria verbis. Alle Grazie, divenute quattro, è stata, pero’, rubata la scena per un improvviso scroscio di applausi dedicato alla rientrante, a sorpresa, Laura Giacomelli, lei pensava di passare inosservata ed invece è stata riconosciuta ed omaggiata con un applauso fragoroso degno di una star di prima grandezza.
Presenti anche gli alfieri di “ Oggi è Così....” ed “ISKI”, due club affiliati F.I.S.I., nati per gemmazione, da un unico movimento ideato da Rino Barbato ed Aldo Amodio, i quali, dopo un fruttuoso percorso in tandem, hanno deciso di percorrere vie separate, entrambe le formazioni sono state notate in numeri interessanti sui tracciati.
Una volta si cantava “Maradona è meglie e Pelé”, oggi si canta “Roccaraso è meglie e Cortina”, visto che due dei maggiori esponenti della squadra Master del 18, si sono fatti lo stagionale a ROCCARASO, sic! Si diceva “aiutati che Dio ti aiuta” e certo bisogna dare atto alla SIFATT, che, con l’aiuto di Dio, che ha donato neve e bel tempo, si è saputa aiutare, perché ci vuole un bel coraggio ad aprire per poche decine di utenti esigenti come gli agonisti; senza dubbio una bella prova di adattamento alle avverse condizioni congiunturali e di volontà di comunicare di essere capaci di soddisfare tutte le esigenze, non solo di fare il pienone di turisti; in questi giorni all’Aremogna erano allestite perfettamente ben sette diverse piste di allenamento, di tutte le diverse difficoltà, per tutti i gusti, una profusione di energie che merita un plauso senza condizioni. A proposito, il termine “condizionalità”, in italiano, non esiste, chiedete conferma al Professor Sabatini, Presidente emerito dell’Accademia della Crusca, nativo di Pescocostanzo.
Certo che ultimamente ce la siamo proprio vista bene a Roccaraso, sole tiepido di giorno, sotto zero di notte, neve compatta, visibilità, niente code, senza assembramenti, solo il doveroso "fastidio" dell’indossare e smettere la mascherina e poi....che dire dell’Abruzzo, che nell’azzurro del cielo, indossa un bianco mantello di neve. L’ ltra mattina, all’alba, come è mio solito, salendo all’ Aremogna, ho assistito ad uno spettacolo commuovente, alla faccia di chi sostiene che il rosa non si sposa con il grigio, gli avrei mostrato a sud-est le striature fuxia create nel cielo dal sole nascente che si stemperavano in pallido rosa verso sud-ovest, in netto contrasto cromatico con la grigia nuvolaglia del mattino. Cesare Veneziani mi ha detto che, l’altra mattina, venendo da Roma a Roccaraso, in autostrada, all’improvviso gli è apparso il monumentale massiccio del Gran Sasso innevato, acceso di rosa per l’albeggiare incipiente e che gli è uscito spontaneo l’urlo del tifoso: “GranSasso- SassoLungo 1 a 1!” e ha postato la foto nella chat del nostro gemellato Alto-Atesino “PutzerTeam”.
 
Tutto bello, tutto corretto vero? Niente affatto, sull’affresco descritto sopra, il 22 dicembre, il massimo vertice federale decide di innaffiare un solvente rapido e cancellare tutto, tento di riassumere: in zona rossa (estesa a tutto il periodo natalizio, tranne il 28, il 29, 30 dicembre e 4 gennaio 2021) solo gli appartenenti alle squadre nazionali possono fare attività agonistica; nei giorni arancioni (28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio 2021) possono fare attività agonistica solo gli atleti di interesse nazionale, come definiti nella nota di interpretazione del DPCM 3/12/2020, “solo all’interno del Comune” (quale Comune? Di residenza dell’atleta o dove sono localizzati gli impianti di risalita? Perché in quest’ultimo caso ci si potrebbe andare liberamente) o nel rispetto delle eccezioni previste dal DL 172 del 18/12/2020 (cioè Comuni situati in altra Regione con il limite pero’ dei 30 Km di distanza e che non siano Capoluogo di Provincia).
Posto che una norma va interpretata, oltre che nella lettera, anche nello spirito o ratio. Da dove nasce l’eccezione degli spostamenti interregionali, consentiti in via straordinaria? Certamente non da ratio restrittiva, ma, al contrario, da ratio estensiva. La breve storia ci dice che i sindaci dei piccoli Comuni (soprattutto piemontesi) avevano fatto rilevare l’iniquità di una norma che permetteva spostamenti ultra chilometrici all’interno dei grandi Comuni, mentre vietava brevi spostamenti tra piccoli Comuni tra i quali spesso non c’è neppure soluzione di continuità tra gli agglomerati urbani. Ora da una norma la cui ratio è estensiva delle facoltà di spostamento, si è tratta una nota, avente forza cogente per gli iscritti alla F.I.S.I., con effetti drasticamente restrittivi. Ci si chiede se tutto ciò é razionale o frutto di iniziativa non sufficientemente meditata.
Seguivano nota “esplicativa” del sommo vertice federale in perfetto burocratese e quindi incomprensibile e nota ministeriale in risposta ad interpello del direttivo del Collegio dei maestri di sci della Campania, cui faceva seguito altra nota del Presidente Federale che rettificava platealmente la precedente nota.
Un caos calmo che sembrava portare alla conclusione del “quasi tutto come prima” ergo ci possiamo allenare (tornando in città alla fine del periodo arancione del 30/12, ritornando poi su il 4/01/2021/ e ritornando giù in serata, oppure, una volta andati su il 27/12, senza piu’ tornare giu’ fino al 7/01/2021), se fonte autorevolissima della Fedelissima non avesse fatto notare che la risposta ministeriale  all’interpello del direttivo del Collegio Maestri Campania, ad un certo punto, fa riferimento all’art. 2 anziché all’art. 1 del DPCM 3/12/2020, per cui si ribloccherebbe di nuovo tutto.
Giunti a questo punto non è possibile per una mente normale stare dietro all’altalena di conferme e smentite, viene il mal di mare, se anche la Fedelissima cade in errore.