Picconato il muro delle quattro gare

Muro di Berlino

Overture di stagione più blasonata non potevamo aspettarcela, si parte con la Coppa Italia, e non è tutto, perché quest’anno, grazie alla caparbietà e all’impegno di CZERO6 e CLS in primis, e di MASTERMIND e CAM a seguire, si è stato picconato il muro delle 4 gare.
In estrema sintesi, si ricorda che la Coppa Italia si articola in due fasi. In una prima fase di sei gare, da disputare  in almeno due specialità diverse,  nelle singole gare, ciascuno accumula, secondo le regole di Coppa del Mondo,  i punti che si porta in dote nella finale.
I Comitati appenninici, fino all’anno scorso, nel loro complesso, si vedevano assegnate 4 gare della prima fase, mentre equo sarebbe stato averne sei da sparare, one shot, in un unico weekend.  Quest’anno, invece, grazie al costante martellamento dei suddetti Comitati, club ed enti promozionali, si è riusciti a far accettare, a chi di competenza, il principio che i Comitati Appenninici, nel loro insieme, costituiscono un’unica macro zona, estesa da nord a sud una cifra, per cui giustizia vuole che a tale macro zona vengano attribuite sei e non quattro gare della prima fase. Chi vive in Lombardia, in Veneto, in Piemonte, Liguria, Emilia- Romagna o Val d’Aosta, con lo stesso kilometraggio di un suddista si può fare le sei gare della prima fase, mentre il sudista con lo stesso kilometraggio potrebbe fare solo le quattro gare assegnate alla macro zona Centro Sud, poi, fatte le quattro gare abruzzesi, il sudista sarebbe costretto a migrare al Nord per 
completare il pacchetto delle sei gare della prima fase, una palese violazione della par condicio “distantiae”.

NEVE A PALLATE: PRONTI…VIA

Pallate 3
Due anni fa i tifosi del Napoli cantavano “Ehhh..La capolista se ne va….” in questo dicembre finalmente invernale, gli sciatori nostrani possono finalmente cantare “Ehhh.. El Ninjo se ne va..”
Dopo mesi di assordate silenzio, con i cuori sospesi, per il legittimo e paventato timore che anche quest’anno si replicasse il non inverno scorso, la recente copiosa nevicata natalixzia ha dato la stura all’urlo liberatorio troppo a lungo represso.
Lo si capisce dalla nostra chat, investita, di incanto, da una massiva generale messaggiata, dovuta, solo apparentemente, alla cristiana festività  per eccellenza. La montagna di auguri scambiati altro non erano che la metafora dell’arrivederci presto al cancelletto.

AMBO VINCENTE SULLA RUOTA DI ROCCARASO

Ricevitoria lotto Valleverde

Domenica 24 febbraio dell’anno domini più avaro di neve registrato da memoria umana, chi si fosse seduto su uno degli sgabelli del rifugio Valle Verde sarebbe rimasto spaesato.
Dalla sfinestratura che guarda la seggiovia e la pista di sinistra, tra sogno e realtà, svettavano le Toppe del Tesoro totalmente ammantate di bianco contro un cielo, che, stemperatasi la velatura del primo mattino, si esibiva in completo blue.
La montagna, anche quella appenninica, riserva spettacoli emozionanti anche per i cuori più aspri. Ciò spiega il successo dello sci in tutte le sue diverse declinazioni.
La vista, se lo spettatore avesse lasciata la propria fantasia libera di involarsi, spaziava su un ghiacciaio alpino nel mese di giugno. È vero che non c’era ombra di tracciati, ma sciatori di alto livello e di tutte le età erano intenti ad orbitare tutti sulle due uniche piste, per nulla difficili, ma ideali per tentare di scrostarsi di dosso le imperfezioni che sono la dannazione degli allenatori. Bastoncini infilati dietro le spelle, bastoncini portati a candelabri, mano su un’anca braccio opposto proteso in avanti, bastoncini fatti roteare intorno al corpo in un verso e nell’altro, dalla diagonale saltino su un solo sci caricato a taglio, il corpo proiettato verso l’esterno in contrapposizione a caviglia e ginocchia sbattute verso monte. Sembrava un circo equestre.
Ma la neve chi l’aveva fatta? L’ inverno astronomico è già in fase declinante, ma quello metereologico ancora non s’e’ visto. Eppure la neve, e che neve, in pochi posti, ma in quelli giusti c’è. Stamattina con soli meno tre, i cannoni, perfino a base Pizzalto, per non dire addirittura a Coppo dell’Orso, sparavano a tutta forza, sembravano le 17.000 bocche da fuoco dell’Armata Rossa puntate sulle alture Seelow, tranne che, invece di vomitare acciaio rovente, sputavano milioni di cristalli di ghiaccio.
Grazie a questa scommessa azzardata con intelligenza programmatica si arriverà a sciare fino si primi di marzo, poi chissà, il mese folle per le sue intemperanze può riservarci qualunque sorpresa. La storia racconta la tragica morte, nel marzo 1528, di 300 cavalieri assoldati da Venezia per combattere le truppe di Carlo V, avvenuta per assideramento sotto una tempesta di neve sull’Altopiano delle Cinque Miglia. Noi non ci aspettiamo niente di simile, ma una bella nevicata riparatrice ci potrebbe pure stare.