IL RAGAZZO DI MASTERMIND IN FUGA SULLE PISTE DEI CONTRABBANDIERI
Non fraintendetemi, qui occorrerebbero due chiarimenti, uso il condizionale, perché il primo chiarimento, a ben vedere, non serve, non c'è bisogno di un concorso a premi per disvelare chi si cela dietro lo pseudonimo di "RAGAZZO DI MASTERMIND"; il secondo chiarimento, invece, è quantomai opportuno: nessun ragazzo di MasterMind, infatti, si è mai sognato di battere i sentieri d'alta quota dei contrabbandieri, per rinverdire le epopee degli "spalloni" fra Italia e Svizzera.
Sta di fatto che sulle piste dei contrabbandieri al passo del Tonale, quella nordica e quella occidentale, sabato e domenica 17 e 18 dicembre scorsi si è giocata una mano di poker di Coppa Italia Master.
Quattro giganti in un wek end, due giganti al giorno; come si vede l'accoppiata in un giorno, introdotta da MasterMind qualche anno fa, ha preso piede ed ora fa presa pure la quadriglia, sempre di invenzione MM e, a breve, addirittura la sestina in tre giorni, come accadrà a febbraio prossimo fra Roccaraso e Campo Felice ad opera di Aliski Roma e, ovviamente, MasterMind. Ma non devo divagare sul futuro, è il recente passato che interessa, Gianfrissimo (il ragazzo di MasterMind per chi non lo avesse ancora capito) ha fatto 1+1 fra parentesi, il risultato al quadrato = poker e al Tonale si è incartato 400 punti in Coppa Italia, che lo proiettano in cima al podio provvissorio del circuito più prestigioso in Italia, con buone possibilità di restarvici, se non si farà prendere dalla bulimia di gare, che più prima che poi finisce per attanagliarlo ogni anno.
La cronaca narra di un Puca in gara 1 che scia alla veramente grande, composto, a tempo, sempre alto di linea, senza sbavature, che sembra uno sciatore di nuova generazione, non uno che, avendo cominciato a sciare nella prima metà del secolo scorso ed avendo dovuto scrostarsi di dosso sedimentazioni varie di tecniche plurime, si dovrebbe riconoscere lontano un miglio, che, ad onta dell'abbigliamento spaziale, non è un contemporaneo. Mi ero messo nel punto chiave della pista, per dirla alla Berardinone, là dove il ripido comincia a spianare. Un tecnico del posto, che mi stava vicino e al quale avevo indicato il "ragazzo" Puca, che si accingeva a fare capolino dalla vertigine del muro, mi ha fatto in lumbard-trentin: "ue ma chel le fa dodes", immaginando un tempone (uno e dodici) da pista intera, per poi rettificarsi, quando ha capito che la partenza era stata ribassata, in un' altra previsione, quella sul distacco: "ma le sta na biss fra lu e l'altri, doi, tres secund". Pronostico azzeccato: PRIMO con TRE SECONDI al secondo, ma quel che più conta, un tempo da categorie di età inferiori. Nell'intervallo, il gasamento per il risultato ottenuto è stato consigliere fraudolento, suggerendo al Nostro di godersi la vittoria con un giro in pista, invece di stravaccarsi a riposare, così come un anonimo, saggiamente, gli aveva consigliato.
Gara due, in questa storia, per citare Shakespeare, tutto è così incredibilmente vero da sembrare impossibile. Puca irriconoscibile, un altro sciatore, tutto sbilanciato sull'interno, tenuto orribilmente avanzato rispetto all'esterno tenuto del tutto scarico per contro, risultato tecnico-estetico pessimo, una slitta sovietica, invece che un taglio netto nella super solida neve sparata, come mi aveva mostrato in gara 1. È andata, ho pensato, grazie a quel giro di troppo, gli è piombata addosso la stanchezza ed è tornato a sciare nella preistoria! Stavolta le becca, è stata la mia ventriloqua previsione. Per fortuna il tecnico mio amico, nel frattempo, se ne era andato, così non poteva vedere un simile scempio. Scio fino al traguardo, pronto a farmi pure io carico di tutta la delusione del Nostro.....ed invece lo vedo sorridente e soddisfatto. Ma che bel carattere, penso, non se l'è poi presa a male. Do una sbirciata ai tempi e.......................Miracolo dei miracoli, non solo era di nuovo primo, ma aveva rifilato al secondo più distacco che in gara uno (3 e 77). A quel punto ho capito che nello sci non ti puoi fidare delle apparenze, perché, alla fine della fiera, quello che conta e' lasciar scorrere: più sei perfettino e più, se la sciata non l'hai fatta diventare veramente tua, da interpretare con la massima naturalezza, più il tempo se ne va, dissipandosi nei mille piccoli attriti che le attitudini innaturali generano. Gare 3 e 4, teatro di gare diverso e tuttavia stesso copione di gare 1 e 2, ma stavolta non mi sono basito piu' di tanto, ormai avevo capito che la slitta sovietica puo' essere piu' veloce di un pattino di acciaio che taglia si' il ghiaccio come una lama, ma che fa troppo attrito però. Che dire degli altri due alfieri MasterMind, Alessandro Falez e Capitanio Campanile da Ginevra? Il secondo dei due, a corto di allenamento, avendo sciato quasi niente, se l'è giustamente presa con calma cercando di riprendere in gara ciò che avrebbe dovuto fare in allenamenti non fatti e cioè riprendere confidenza gara dopo gara, badando più che altro agli automatismi, agli equilibri e alla sciata; sciata che, finalmente, in gara 4 è venutta fuori, anche se, come per Gianfri, il tempo contraddiceva le apparenze ed anche Capitanio è risultato essere più veloce quando meno lo avresti detto. Infine Falez, più allenato di Tanio, ma meno di Puca, ha cominciato pure lui in sordina in gara uno, mostrando qualche incertezza di troppo nella scelta dei tempi, qualche scadimento di linea che lo costringeva a recuperare a scapito dello sfruttamento della gravita' e quindi della velocità in fin dei conti. Un pochino meglio in gara due. Trasferito il campo di gare sulla occidentale, che presenta un pendio meno arcigno e cazzuto rispetto alla nordica, Alessandrone, un po' sovrappeso, a dire il vero, risultava meno in balia delle forze che si sprigionano in curva, riuscendo ad esprimere, già in gara 3, una sciata più dinamica e redditizia, avvicinandosi vistosamente al tempo dei migliori, e, quel che più conta, offrendo anche una sensazione visiva aderente al tempo fatto registrare in gara. In gara 4 Falez deflagrava, si esprimeva in un crescendo di dinamismo veramente sorprendente nel passaggio dal ripido ai tre tre cambi di pendenza dovuti ad altrettanti gobboni a metà pista, di dimensioni inusitate, grazie all'innevamento naturale pari a zero.
Mi sono piazzato proprio là dove si susseguono le sequenze ripido-piano, ripido-piano, ripido-piano come le montagne russe, questa volta,però, bando alla incertezze, ho visto un toro miura avventarsi, da quel punnto al tragurdo, in una ventina di secondi. Quando c'è la tanta neve solitamente presente al Tonale, la pista occidentale sembra una pistarella del cavolo, ma vi assicuro che questa volta sui cambi di pendenza si viaggiava e come! Nel passaggio ravvicinato, si sentiva il rombo cupo dei concorrenti nel vento, i meno scafati, schiacciati dalla compressione affrontata in velocità, finivano sbalzati fuori traiettoria dentro le provvidenziali reti di protezione. In definitiva Alessandro, partito da un distacco indecoroso in gara uno, ha chiuso, nell'assoluto, abbondantemente nei dieci (settimo) a 2 e 37 dal primo, in gara 4; il tutto con mille ringraziamenti ad un tecnico che, bontà sua, gara dopo gara, gli avrebbe dato le dritte giuste per esibirsi in quel crescendo rossiniano. Si dice che forse quel tecnico lo si rivedrà spesso a bordo pista a dispensare qualche dritta agli amici concorrenti, sempre rigorosamente a gentile richiesta però'!