NON CI RESTA CHE PIANGERE

non ci resta che piangere
È andata, con un velo di tristezza abbiamo assistito al calare del sipario su questa nona stagione MasterMind, la stagione che si potrebbe definire dei paradossi. 
Paradosso numero uno, l’assoluta carenza di neve ha dato i natali all’edizione più fortunata del circuito MasterMind da quando, nel 2012, emise i primi vagiti: non un rinvio, non un annullamento, piste dal fondo ineccepibile;  paradosso numero due, una bella festa di premiazione, nell’inedito scenario all’arrivo del campo di gara, condotta peraltro con ammirevole speditezza, come la copiosa messe di coppe imponeva, è stata turbata proprio dallo svarione commesso dal fornitore dei premi che evidentemente si è perso nel labirinto delle sottocategorie, sicche’ si è dovuto attingere dal tesoretto di coppe che MM ha in serbo, per dare a ciascuno se non proprio il suo, almeno un simulacro del suo; paradosso numero tre, si sono visti C11 e C12 balzare a podio con la predatoria agilità di felini, ovviamente si trattava dei B, rimasti senza coppe, e non degli ultra ottantenni C11 e C12 che in gara non c’erano proprio stati. Purtroppo, anche a gare finite, siamo perennemente in gara con animi guerrieri, ergo, le scuse,  profuse nel corso di una premiazione divenuta improvvisamente imbarazzante perché lasciava negletti appunto i B, sono state accettate con riserva da qualcuno, per cui il pasticcio commesso da Regal, oltre a “mutare iB in C “, purtroppo ha segnato con un tocco di disarmonia il momento conclusivo di una grande festa, che in ottemperanza delle disposizioni federali, ha avuto luogo in open-space, per la gioia di mamma F.I.S.I.
Ad ogni modo, MasterMind ha già rinnovato la sua richiesta di scuse a chi non è stato soddisfatto del premio ricevuto, scuse che, stavolta, sono già state universalmente accettate senza riserve. Pace fatta punto e capo, anzi no, punto e virgola continuando, perché resta in vita l’impegno di MasterMind di rimettere ordine su targhe e coppe, impresa nella quale si è già attivato; gli ordini al fornitore sono già stati fatti.

RICOMINCIO DA 3PUNTO3

3punto3 solo troisi
La parafrasi del titolo dell’opera prima dell’indimenticabile Troisi scorre spontanea dalla penna di chi si accinge a scrivere della quadriglia di gare organizzate dal 3PUNTO3, valide per la Coppa Italia e targate anche gare 9,10, 11 e 12 del circuito MasterMind.
Una botta di caldo infernale ad inizio settimana aveva fatto pronosticare il peggio: niente allenamenti, ridimensionamento del teatro di gare dalla Canguro alla ormai “nauseante Pallottieri “, più che giustificati timori per la tenuta del fondo pista, perché, benché sparato, quando il caldo esplode alle nostre latitudini australi, non c’è additivo che tenga.
Mercoledì cambio di scenario, le temperature precipitavano, gli enti gestori degli impianti sparavano tutte le residue cartucce di neve programmata per ricostituire il provvidenziale zoccolo duro di neve, che, nella mala sorte di una stagione che ne è stata privata, ha tuttavia consentito di rendere agibili buona parte delle piste del comprensorio Alto Sangro; arrivava così l’inaspettata conferma di tutto il programma, compresi gli allenamenti del giorno prima, quelli più a rischio in quanto scadenzati immediatamente a valle della sparata di neve programmata, che crea enormi cumuli da spargere sapientemente perché sia reso sciabile quel gessoso ammasso nevoso. 
Il duo Del Castello-Colecchia, le persone fisiche cui sono riconducibili gli enti gestori degli impianti, avevano colto al volo l’opportunità del brusco calo delle temperature per ribaltare una situazione disperata e, a completare l’ennesimo miracolo di stagione, a questo punto entrava in scena la macchina organizzativa messa in campo dai fratelli Antonio ed Andrea Barulli, fondatori e trascinatori dello sci club organizzatore, il 3PUNTO3: si ripristinava, sia pur in versione dimezzata, l’originario teatro di gare che vedeva quale protagonista la Canguro, si reclutavano i maestri dell’omonimo sci club per la necessaria “lisciatura” in corso gare, si disegnavano tracciati inappuntabili, si stabiliva quella irrinunciabile sinergia con la giuria ed i cronometristi, senza la quale tutto l’esito dello sforzo organizzativo è destinato a naufragare e che invece garantisce velocità nell’esecuzione di tutte le operazioni concernenti l’elenco degli iscritti, gli ordini di partenza, la distribuzione pettorali, il rispetto di tutti gli orari, dalle partenze gare, alla pubblicazione dei nominativi degli squalificati, all’esame dei relativi reclami, e, per finire, alla redazione delle classifiche e, a seguire, finalmente le premiazioni. Tutto perfetto, senza sbavature.Ma il vero valore aggiunto, anche rispetto alle organizzazioni nordiste, il 3PUNTO3 lo ha espresso nella calorosa e simpaticissima accoglienza, che ha fatto meritare il titolo di questo pezzo, a voler significare che anche nel nostro profondo Sud bisogna RICOMINCIARE DA TRE, dal numero, che nella numerologia simboleggia la perfezione,  nel senso che, in qualsiasi settore, bisogna fare affidamento sulla forza delle professionalità in luogo dell’appello a qualche santo protettore.

In scena Berchtesgaden a Roccaraso

valanga azzurra
Non si tratta di evocare il famigerato nido dell’aquila, dove il tiranno tedesco amava autocompiacersi dopo ogni colpo di mano ai danni dei popoli europei, trascinati a forza nella furia distruttiva della sua blitz krieg, ma di celebrare l’impresa dello S.CZERO6, che nelle gare 7 e 8 del nostro circuito, in categoria B5, ha emulato la storica impresa dello squadrone azzurro di sci alpino, che, con la memorabile cinquina messa a segno il 7 gennaio 1974, nel gigante di Coppa del Mondo, disputato nella rinomata stazione termale tedesca, diede origine al nome e all’epopea della “VALANGA AZZURRA”. 
Ben cinque atleti della stessa nazionale: Piero Gros, Gustavo Thoeni, Erwin Striker, Helmut Smalz e Tino Pietrogiovanna, ai primi cinque posti di una classifica di gara valevole per la Coppa del Mondo non si erano mai visti prima e mai si sarebbero più visti, ne’ in azzurro, ne’ attintati in altro colore. Un Tony Sailer annichilito, l’allenatore del Wunder Team, ebbe a dire: ”per battere questi italiani dovremmo allenarci di giorno e di notte!”